Carlos Tavares torna a lanciare dure accuse alla politica europea, in particolare sulla recente decisione di inserire una deroga agli e-fuel nella direttiva sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel per il 2035. Il numero uno di Stellantis, in un'intervista ad Autocar, ha spiegato di aver accolto con favore l'esenzione per i carburanti sintetici, soprattutto come soluzione per ridurre le emissioni dei veicoli già in circolazione sulle strade; al contempo, però, ha sottolineato come la deroga rischi di aggiungere "confusione al caos" perché fa deragliare il percorso normativo impostato per agevolare il passaggio alla mobilità elettrica e i relativi programmi strategici varati dai costruttori per i prossimi venti anni.
Gli scenari. Il discorso di Tavares riguarda, in particolare, la possibilità che gli e-fuel si dimostrino realmente efficaci nell'abbattere le emissioni a costi competitivi. "Il primo scenario è che non si rompano i paradigmi. In questo caso siamo al sicuro e continuiamo a spingere i veicoli elettrici", ha spiegato il manager portoghese. "Il secondo scenario è che gli e-fuel rompano i paradigmi. Che cosa facciamo in questo caso? Prima del divieto, abbiamo ancora 12 anni, giusto? Cosa succede se si escogita una svolta e si dice che abbiamo trovato un modo per ridurre enormemente i costi di produzione degli e-fuel? Ho le risposte a queste domande? No. Ma questo è il grande problema: per attuare la strategia attuale sono necessari 20 anni. Qual è la probabilità che, entro una finestra temporale di 20 anni, qualcuno arrivi con una svolta dicendo 'ho trovato qualcosa che ha un costo molto più basso per la società, porta un risultato assai migliore per il pianeta ed è molto più facile da attuare'? Dal canto nostro ci siamo assicurati che i nostri motori siano compatibili con gli e-fuel, per ogni evenienza. Ora aspettiamo che le parti interessate dimostrino che siano davvero carbon neutral e che un giorno i costi possano essere allo stesso livello dei carburanti tradizionali. Ma se ci fosse una svolta? Cosa faremo con le gigafactory? Cosa facciamo con tutta la trasformazione che abbiamo fatto come industria, chi pagherà per questo? E quando i politici vedono questo rischio e iniziano a dire 'beh, non abbiamo imposto la tecnologia'? Cosa stai dicendo? Non vedi la normativa in arrivo?".
Dogma politico. La raffica di interrogativi non deve sorprendere. Tavares si è sempre scagliato contro una politica che impone regole lontane dalla tecnologia e che non prevedono alternative per ridurre le emissioni. "Non c'è un dogma, si tratta solo del fatto che abbiamo lavorato per un secolo nella messa a punto della tecnologia. E poi, improvvisamente, il mondo esterno vorrebbe che raggiungessimo la stessa efficienza con una tecnologia nuova di zecca che ha un tempo molto limitato per essere ottimizzata. I politici sono da rispettare, ma non sono davvero sicuro che stiano ascoltando. Sto solo condividendo questa osservazione, non in modo aggressivo, perché non vorrei essere un leader politico al giorno d'oggi. Penso che sia un lavoro impossibile. Quindi li rispetto. Ma allo stesso tempo, se nessuno pone le domande difficili, allora chi lo farà?", ha proseguito Tavares. "Sto andando a tutta velocità sui veicoli elettrici per dimostrare al mondo che sono il miglior produttore di auto alla spina. Sto partecipando a questo gioco, rispettando l'inquadramento normativo che mi viene dato. Mi chiedo, però, se questo quadro sia il migliore per la società e per il pianeta. Su questo potremmo scriverci un libro".
I timori. Il manager ha quindi ribadito i suoi maggiori timori: "Sono preoccupato per la società, sono preoccupato per l'Europa, sono preoccupato per il mondo occidentale, il che significa che se vuoi scommettere che tutto sarà stabile per i prossimi 20 anni stai facendo una grande scommessa. Pensi che nulla possa danneggiare la regolare attuazione di una strategia che ha bisogno di 20 anni di condizioni stabili?" Tra l'altro, Tavares non ha mancato di lanciare analoghi interrogativi anche dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. "Puoi dirmi qualcosa che è sicuro in questo mondo oggi? Dal mio punto di vista, l'intera industria automobilistica europea è attualmente a rischio", ha chiesto il manager al suo intervistatore, ribadendo le sue paure per l'invasione dei cinesi. "Sono preoccupato per l'importazione di auto cinesi in Europa, un mercato completamente aperto a Pechino. La mia preoccupazione è che quando l'Unione Europea riconoscerà il problema, sarà troppo tardi", ha spiegato Tavares, prevedendo una "dura guerra dei prezzi tra i cinesi che l'industria automobilistica europea potrebbe perdere sul proprio territorio".
Fonte. Quattroruote